Piazza di Siena

 

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Uliano Vezzani, sessantaquattro anni all’anagrafe e un appellativo nel circus del salto ostacoli che è tutto un programma: ‘The Maestro’. Per lui venti e più anni dalla prima esperienza a Piazza di Siena da chef de piste che risale al 2000. Da allora giusto qualche edizione ‘saltata’ e adesso la nona di fila.

“Ogni volta è come se fosse la prima. E questa è davvero speciale: hanno fatto un lavoro straordinario per allestire al meglio il campo gara, dopo che negli ultimi mesi era stato utilizzato per l’attività sportiva delle scuole. È fantastico tornare qui dopo lo stop dell’anno scorso, un’emozione addirittura maggiore rispetto a quando per la prima volta mi dissero che sarei stato io a occuparmi di Piazza di Siena”.

VEZZANI 3 PiazzaDiSiena Foto Simone Ferraro CONI

La gioia grande è stata però un’altra, nel suo... percorso con lo CSIO romano. “Aver riportato l’erba, in un palcoscenico che non ha eguali, è stato bellissimo. È in quella circostanza che ho iniziato a prendere atto della forza e della dinamicità della struttura che prima faceva capo a Coni Servizi e adesso a Sport e Salute: io avevo appena espresso il mio entusiasmo per questa eventualità, di tornare al campo verde, dicendo ‘è come invitare un’oca a bere’ e il giorno dopo c’erano già decine di tecnici ed esperti a valutare tutto quanto necessario per questa operazione. Una rapidità di esecuzione mai vista nella mia carriera, grande coraggio anche da parte del presidente Marco Di Paola nell’andare contro le indicazioni del periodo da parte della FEI”.
Qual è il bello, del lavoro di chef de piste, a Piazza di Siena?
“Innanzitutto farlo per un campo in erba. E poi inserire nei percorsi di gara elementi che facciano dire, anche a chi segue dalla parte opposta del mondo, ‘ah, ecco Piazza di Siena’. Quest’anno per esempio il muro ricorderà l’acquedotto romano: un ostacolo perfetto in questo scenario. E in tal senso è importante anche rispolverare gli ostacoli antichi, quando sono identificativi del luogo dove sono allestiti”.

 

 

Photo © CONI/Simone Ferraro 

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